Deve il suo nome al fatto che prestò servizio nelle guerre germaniche, intraprese sotto l’imperatore Augusto.

Le origini e la storia di questa legione sono alquanto controverse e nebulose nel panorama della storia militare romana.

E’ probabilmente stata fondata nel 55 a.C. dal triumviro Gneo Pompeo Magno in Gallia Cisalpina e inviata successivamente di rinforzo a Gaio Giulio Cesare, impegnato nella campagna per la conquista delle Gallie, per poi passare nuovamente sotto il comando di Pompeo nel 50 a.C.. Non è da escludere che sia stata, nel 48 a.c., ricostituita da Giulio Cesare, che la utilizza nella guerra contro lo stesso collega del Triumvirato e rivale Gneo Pompeo Magno, entrando subito in azione nella battaglia di Dyrrhachium (Durazzo, Albania) (primavera 48). È presente a Pharsalus nell’agosto del 48.a.c. In questo periodo e negli anni successivi, le fonti sono alquanto confuse in quanto pongono una LEGIO I agli ordini di Pompeo, il quale la utilizza in Hispania e nella battaglia di Munda. Ma anche Cesare sembra avere tra le proprie fila una LEGIO I.

Dopo la morte di Cesare nel 44 a.C. la legione fa parte dell’esercito del triumviro Emilio Lepido e, dal 41 a.C., è tra le legioni di Ottaviano (il futuro imperatore Augusto). È attiva nella guerra contro Sesto Pompeo e nel 31 a.C. partecipa alla battaglia di Azio contro Marco Antonio e Cleopatra.

Probabilmente, nel periodo della riorganizzazione dell’esercito attuata da Augusto, la legione prende l’appellativo di AUGUSTA. Tra il 30 e il 16 a.C. circa, serve in Hispania Tarraconensis, dove prende parte alle campagne di Augusto contro i Cantabrici, che durano dal 25 al 13 a.C. Questa è una campagna dalle vaste proporzioni: tra le altre legioni coinvolte vi sono la II Augusta, IIII Macedonica, V Alaudae, VI Victrix, VIIII Hispana, X Gemina, XX Valeria Victrix e un’altra legione, forse VIII Augusta. Nel 20 o 19 a.C., la I Augusta viene sconfitta dai Cantabri e probabilmente, perdendo l’aquila legionaria, viene privata del suo nome.

Successivamente, la LEGIO viene dislocata sul Reno e assume il nome di I GERMANICA, ricevendo le insegne legionarie dal generale (e futuro imperatore) Tiberio, secondo quanto riferisce lo storico Tacito. È possibile che la legione abbia ricevuto il suo cognomen dopo una battaglia vicino al lago di Costanza. Successivamente, la I Germanica è impiegata durante le campagne di Druso, figliastro di Augusto, in Germania con base nell’attuale Oberaden (il nome antico non è pervenuto).  È presente alle campagne sull’Elba negli anni 8-7 a.C. e 4-5 d.C. con base a Noviomagus Batavorum (Nimega) o Mogontiacum (Magonza, Mainz)

 Nell’estate del 6 d.C., Tiberio guida almeno otto legioni (VIII Augusta dalla Pannonia, XIII Gemina, XIV Gemina, XV Apollinaris e XX Valeria Victrix dall’Illirico, XXXI Rapax dalla Raetia e XVI Gallica dalla Germania Superiore e un’altra legione di cui non si sa il nome) contro il re Maroboduus dei Marcomanni; contemporaneamente la I Germanica, V Alaudae, XVII, XVIII e XIX si sarebbero mosse nel territorio dell’attuale Repubblica Ceca, attaccandola lungo il Mainz e l’Elba. Sarebbe stata l’operazione più grandiosa mai condotta da un esercito romano, ma una ribellione in Pannonia ne ostacolerà l’esecuzione.

Dopo la battaglia nella foresta di Teutoburgo (settembre del 9 d.c.), il suo comandante Lucio Nonio Asprenas usa le legioni I Germanica e V Alaudae per occupare le fortezze della Germania Inferiore e impedire un’incursione di popoli germanici. Successivamente, la I Germanica è di stanza a Colonia Agrippinensis-Ara Ubiorum (Colonia), nella Germania Inferiore. Dopo la morte di Augusto nel 14 d.C., condivide il suo campo con la Legio XX Valeria, partecipando alle successive campagne contro i Germani fino alla battaglia di Idistaviso nel 16 d.C. sotto la guida del comandante supremo Germanico.

Nel 21 d.C. partecipa alla repressione della ribellione dei Turoni in Gallia, che si erano ribellati alla pesante tassazione romana. Dopodiché viene ritrasferita nella fortezza legionaria di Bonna (Bonn), nella Germania Inferiore.

Intanto, a Roma nel 67 d.C., la posizione dell’imperatore Nerone diviene insostenibile: molti senatori erano scontenti e diversi governatori tramavano per la rimozione dell’imperatore. Tra questi vi erano Lucio Clodio Macer d’Africa e Gaio Giulio Vindice, governatore della Gallia Lugdunensis. Quest’ultimo aveva sostenuto il governatore della Hispania Tarraconensis Servio Sulpicio Galba, quando questi aveva proclamato di voler detronizzare Nerone.

 L’esercito della Germania Inferiore (I Germanica, V Alaudae, XV Primigenia e XVI Gallica) marcia verso sud e sconfigge Gaio Giulio Vindice. I soldati a quel punto si aspettevano di essere ricompensati, ma rimarranno delusi: Galba e la VII appena reclutata marciano su Roma, il Senato lo riconosce come imperatore e Nerone si suicida (giugno 68 d.C.). Quello che era stato un comportamento esemplare (eliminare i nemici di Roma, quale era stato il governatore Vindice), ora viene spiegato come un tentativo di ostacolare l’adesione del nuovo imperatore.

Ben presto Galba viene eliminato dalla Guardia pretoriana e viene eletto imperatore Marco Salvio Otone, ma le legioni della Germania Inferiore, tra cui la I Germanica, acclamano il proprio comandante, Aulo Vitellio, come imperatore, e marciano su Roma (gennaio 69 d.C.). Il comandante della I Germanica, Fabio Valente, svolge un ruolo determinante nella nomina del nuovo imperatore.

La Legio I Germanica scende in Italia con Vitellio e partecipa alla prima battaglia di Bedriacum (14 aprile del 69 d.c.), vinta dall’esercito vitelliano, segnando così la fine di Otone, a cui non rimane altro che il suicidio. Vitellio ha la strada aperta per Roma con le sue legioni, ma il suo potere non durerà molto. Le legioni a Oriente prima, e quelle schierate sul confine danubiano poi, acclamano come loro imperatore Tito Flavio Vespasiano. Le legioni danubiane al comando di Antonio Primo calano in Italia scontrandosi con le legioni di Vitellio nuovamente presso Bedriacum (ottobre del 69 d.C.) e quest’ultime, tra cui la I Germanica, vengono sconfitte. Nel contempo scoppia nella provincia della Germania Inferiore una rivolta da parte del popolo dei Batavi, capeggiata da un certo Giulio Civile.  

Un corpo di spedizione romano, costituito da reparti della V Alaudae e della XV Primigenia, è sconfitto vicino a Nimega, e non molto più tardi, queste due legioni si troveranno assediate a Castra Vetera (Xanten). Sebbene la I Germanica (comandata da Erennio Gallo), la XVI Gallica e una legione dalla Germania Superior, la XXII Primigenia, cercassero di salvarli, le due legioni di Castra Vetera sono costrette ad arrendersi nel marzo del 70 d.C.. Non molto tempo dopo, anche la I Germanica e la XVI Gallica cedono le armi a Giulio Civile e aderiscono all’Impero Gallico proclamato dai rivoltosi Batavi, per poi riunirsi all’esercito regolare di Quinto Petilio Ceriale, venendo perdonati e contribuendo alle ultime fasi di repressione della rivolta batava.

Le legioni V Alaudae e XV Primigenia non verranno mai ricostituite; La XVI Gallica e la III Macedonica, che avevano presidiato Magonza, saranno ribattezzate XVI Flavia Firma e III Flavia Felix  sotto Vespasiano. Per ordine dello stesso, la I Germanica viene sciolta. Una parte dei legionari superstiti sarà aggregata alla Legio VII Galbiana, che prenderà il nome di  VII Gemina (nome riferito all’unione di due legioni) e il rimanente si unirà alla III Augusta. i reparti presenti in Italia rinforzeranno probabilmente le fila delle legioni danubiane.

L’emblema della prima legione non è noto, ma poiché si tratta di un’unità fondata ai tempi di Giulio Cesare e Pompeo Magno, il simbolo potrebbe essere stato un toro.